LA CHIAVE DEL SOGNO

Brandelli di cielo.

Era questa l’unica idea plausibile che ci si poteva fare della pioggia della sera prima, guardando il mare quella mattina. Crepe di universo avevano straziato lo strato azzurro sotteso dagli uomini, lacerandolo e facendolo precipitare per ore nel buio della notte. In alto rimaneva soltanto un’enorme distesa bianca e cotonata, simile a ciò che resta di un vecchio cuscino privato della copertura.

Mentre catturava con l’olfatto le scie di vapore provenienti dalla tazza di tè tra le sue mani, immaginò tanti omini che su scale infinite facevano su e giù per riposizionare i pezzi di cielo.

Chissà se sarebbero stati in grado di riportare giù la zia, in quel moto armonico verticale.

Nonostante la tempesta notturna, Gloria si era messa in auto e aveva guidato, senza dubbi o ripensamenti.

E adesso si trovava lì, nella vecchia casa della zia Matilde. Era sua, ormai, da poche ore e questo rendeva il rifugiarsi improvviso tra quelle mura non tanto un ritorno al passato, quanto piuttosto uno sguardo al futuro, a ciò che avrebbe rappresentato per lei quella dimora rustica di fronte al mare.

Nessuno era a conoscenza di questa eredità, non ancora. Né suo marito né i suoi figli, in onore dello spirito di riservatezza che aveva caratterizzato la zia quando era in vita e che adesso iniziava a infiltrarsi anche nelle pieghe delle giornate di Gloria. Pensò che fosse un ulteriore lascito, non scritto sul testamento. Aveva bisogno di vivere da sola quel lutto doloroso, anche soltanto per qualche ora.

Bevve l’ultimo sorso di tè e uscì sulla terrazza connessa alla spiaggia da una semplice scaletta in legno. 

La barca stanca. Era così che aveva sempre definito quella casa: con quei gradini sulla sabbia si protendeva verso il proprio mondo salato, ma non prendeva mai il largo, nonostante l’alta marea o le giornate di tempesta.

Gloria mosse i primi passi sulla sabbia bagnata e provò sollievo. Per la prima volta dopo tanto tempo. Chiuse gli occhi e sentì il fresco ramificarsi dentro di lei, dal basso verso l’alto, fiorendo in un sorriso nostalgico e malinconico.

Era casa sua, adesso. Eppure in cuor suo la divideva con qualcuno. Qualcuno che distava anni da lei.

Petali di ricordi le sfiorarono il cuore, mentre cercava la chiave per rimediare, per chiedere perdono.

«Facciamo un patto: un giorno compreremo una casetta come questa, davanti al mare e ne faremo il nostro rifugio.»

Gloria aveva trovato quell’idea così … incoraggiante. Sì, incoraggiante, ottimista. Una certezza su cui poter contare, a prescindere dalla piega che avrebbero preso le loro vite negli anni successivi.

«Sarebbe bellissimo. Una fetta di mare tutta nostra.»

«Sì, un luogo in cui staccare la spina per qualche ora ogni tanto, quando il lavoro diventa troppo pesante o quando semplicemente vogliamo del tempo per noi. Un posto per bere un tè tra di noi, nel caso in cui la vita si facesse dura. Quello che vogliamo, insomma. Soltanto nostro, mio e tuo, amica mia.»

Serena aveva allungato verso Gloria la sua tazza di tè per brindare a quell’idea, mentre lo scacciapensieri di conchiglie celebrava quel sogno condiviso. Serena aveva sempre delle belle idee.

«Affare fatto. Lo faremo»

Erano trascorsi 26 anni concreti da quel giorno impastato nei sogni e attorno a Gloria era ancora quasi tutto come allora: le lentiggini dorate sulla spiaggia, il fruscio dell’albero proteso verso l’acqua, lo scacciapensieri tintinnante (forse con qualche conchiglia in meno), le due sedie a dondolo sulla terrazza (un po’ più scricchiolanti). Ma mancava la potenza di quel sogno, quella leggerezza che le aveva colpito il cuore, quel giorno, quando aveva condiviso un progetto con l’amica più cara.

Si fermò un istante, sospesa nel tempo, e si rese conto che la zia Matilde forse le aveva regalato un vecchio sogno. Molto impolverato, ma ancora lì e visibile. Era rimasto agganciato a quel paesaggio, a quel ritaglio di terra intriso di salsedine.

Un fremito di impazienza le picchiettò il cuore, tanto che si chiese come avesse fatto ad aspettare tutti quegli anni.

Eppure ne aveva vissuti di momenti in cui “bere un tè tra di noi” avrebbe fatto la differenza. Come aveva potuto dimenticare? Sentirla così sporadicamente…

Il lavoro, l’amore, i figli. Le responsabilità e la vita… semplicemente la vita. Aveva dimenticato quell’amicizia, quelle risate di pura condivisione. Erano trascorsi 10 lunghi anni dall’ultima volta in cui si erano viste, a casa di Serena.

Entrambe erano andate avanti, guardandosi indietro di rado senza un apparente motivo e Gloria si chiese quanto di tutto ciò che erano e che sognavano insieme fosse recuperabile.

Il cuore iniziò a batterle in modo irregolare e i respiri si fecero più frammentati. “L’effetto dei propositi felici”: era così che la zia Matilde definiva quei “sintomi”. Non era più abituata a tale frenesia e quindi cercò di controllarsi, di raffreddarsi, dirigendosi verso la battigia e baciando il mare con le dita dei piedi.

Si sentì sciocca… in fondo era stata soltanto una conversazione estiva. Possibile che Serena la ricordasse ancora? Che pensasse ancora alla loro amicizia, quella profonda di tanti anni prima?

Trascorsero ancora pochi minuti prima che decidesse di farlo. 

Ma come? Qual era il modo giusto per ricontattarla? Cosa si dice a una persona importante dopo anni di silenzio?

Avrebbe potuto telefonarle, prendere l’auto e cancellare la distanza geografica per bussare alla sua porta con una tazza di tè tra le mani e un mucchio di sabbia tra i capelli.

Il problema erano le radici. I sogni hanno le radici, non li si può mica estirpare e trasportarli chissà dove arbitrariamente. Sono ancorati al tempo e allo spazio in cui nascono. 

Le telefonate, il presentarsi alla sua porta… erano tutte possibilità del presente, lontane dalle usanze e da quel luogo di tanti anni prima.

Amareggiata, Gloria rientrò in casa e si accucciò sul divano, sotto una delle tante coperte realizzate dalla zia Matilde. Il sole era ormai sorto e si infiltrava con delicatezza in casa, macchiando le superfici di legno impolverate. E fu seguendo uno dei raggi di luce che Gloria posò gli occhi sullo scrittoio. Il vecchio scrittoio della zia, da sempre pieno zeppo di francobolli, carta da lettere e metri di spago per chiuderle.

«E alla fine, fai il fiocco inserendo un ciondolino. Io ad esempio inserisco sempre una piccola chiave.» Le parole di sua zia viaggiarono sui binari della memoria, riecheggiando nel salottino.

Ecco il modo. Un mezzo di comunicazione del passato: un foglio ingiallito, una busta ruvida e una chiave. Soltanto che allo spago Gloria non avrebbe legato uno dei tanti ciondoli a forma di chiave di Matilde. No. Avrebbe legato una copia della chiave della casa sul mare.

Si precipitò allo scrittoio e si maledisse per l’impazienza che le rubava battiti e lucidità, ma non riuscì a combatterla. Dopo aver estratto un vecchio foglio e la stilografica della zia, iniziò a scrivere con la mano tremante, come se il tempo non fosse mai trascorso. 

Cara Serena,

quella attaccata allo spago è la chiave della casa della zia Matilde. Adesso è la nostra casa al mare. Ti andrebbe una tazza di tè in spiaggia, quando la vita si fa dura?

Sarò qui ogni sabato.

Gloria

Non scrisse altro, perché qualsiasi altra parola avrebbe tradito gli anni trascorsi, li avrebbe rivelati creando un baratro tra le ragazze che erano allora e le donne che erano diventate.

Inserì il biglietto nella busta e la chiuse con lo spago, allegando la chiave.

Uscì e la spedì, senza pensare, senza indugiare.

Anche l’attesa che seguì era antica. Piacevole, pur nel dubbio su cui si evolveva.

Il primo sabato che seguì, Gloria attese senza risposta. Trascorse il tempo alla finestra, leggendo un libro e sussultando a ogni rumore che percepiva.

Il secondo sabato Gloria arrivò in tarda mattinata, spinta in casa da un vento indomabile. Dopo essersi richiusa la porta alle spalle, si tolse il cappotto e le scarpe, starnutendo sabbia.

Il rumore di qualcosa di metallico le fece alzare il capo: una mano familiare aveva appena posato una chiave sul marmo dell’ingresso.

«Ho appena acceso il bollitore.»

Alessia Castellini

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La stringa di immagini all’inizio e la foto della lettera sono state realizzate da me <3

15 Risposte a “LA CHIAVE DEL SOGNO”

  1. A me viene tanto in mente di un certo legame, leggendo queste parole. Che bella cosa l’amicizia quella semplice…
    Un abbraccio
    Thina

    1. Thinaaa <3 Grazie per aver letto e commentato...
      Ho scelto questo tema perché penso che tutti noi abbiamo un amico a cui pensiamo, quando ricordiamo un sogno.
      Ed è bello pensare che basti cercarsi per riprendere da dove si era lasciato.
      Un abbraccio

  2. E’ una pagina molto bella, che riesce a sollecitare dolcemente le corde dell’interiorità, suscitando suggestioni misto-malinconico-poetiche, pur delineando una vicenda umana prettamente realistica.. :)))
    Ale

    1. Caro Alessandro,
      grazie sempre per essere qui. Sei sempre troppo buono con me e con ciò che scrivo: sono davvero felice di essere riuscita a trasmetterti queste suggestioni. A volte è proprio la realtà che ci regala emozioni speciali <3
      A prestissimo,
      Alessia

  3. Una storia di amicizia scritta con delicatezza e tanta cura,COMPLIMENTI Alessia!!!E poi,i sogni hanno le radici…..poesia!!!Le amicizie fatte da giovani, quelle vere,rimangono per sempre!!!

    1. Carissima Monica,
      la tua vena poetica ha scovato quel dettaglio… chi, se non tu? *-* Che bello, ne sono felice! É vero, certe amicizie rimangono intatte indipendentemente dal tempo che passa senza coltivarle. Sono amicizie rare e speciali, che sopravvivono agli impegni quotidiani e alla vita che, inevitabilmente, separa le strade.
      A presto.<3

  4. Mi hai trasmesso tanta serenità attraverso questo racconto!❤️ Ormai sai già che non ho davvero più parole per esprimerti tutto il mio supporto e ogni volta che mi regali un po’ di te, con questi brevi testi, mi riempi di gioia.❤️ Grazie!❤️

    1. Dolce Febe,
      sei tu che, ogni volta che fai capolino tra le mie righe, mi regali qualcosa. Credimi. Mi fanno sempre tanto bene le tue parole, perché non c’è niente che io desideri di più di emozionare con le stesse cose che emozionano me.
      A prestissimo <3

    1. Ciao Beck,
      grazie per essere sempre qui a leggere ciò che scrivo *-*! É bellissimo per me 🙂
      É vero, l’amicizia, quella vera, alleggerisce la vita perché è condivisione spontanea. Sopravvive al tempo, sempre <3
      Un abbraccio.

    1. É vero… quanto è vero! Per adesso dobbiamo accontentarci di quelli virtuali che non hanno nulla a che fare con quelli veri 🙁 Avranno un valore ancora più grande quando torneranno a riempire i nostri incontri con le persone importanti.

  5. Immagini meravigliosamente suggestive, una delicatezza infinita che attraversa le parole , il valore dell’amicizia vera, quella che il tempo e i silenzi non scalfiscono… Alessia, sei incredibile, sono senza parole… ❤

    1. Anna Cara, che bello ritrovare questo tuo commento qui *-* Non immagini quanta felicità tu mi abbia regalato! Sono felice che tu abbia letto questo raccontino breve e che lo abbia apprezzato tanto, grazie per le tue bellissime parole (troppo buone) <3 Un abbraccio :*

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